sabato 28 dicembre 2013

Il bello della parola indiretta

bello della parola indiretta
Le parole dovrebbero dare il massimo della visibilità e costruire l’immagine del pensiero che hai in mente impregnandolo della accezione che desideri dargli.
Puoi conferirgli la forza di un macigno o la leggerezza di una piuma. Naturalmente l’immagine deve essere prima nella tua testa per poi confezionargli,con le espressioni verbali adeguate, la visibilità suggestiva che desideri,secondo il tuo inconscio individuale, lo stato d’animo,insomma il tuo momento trascendentale.
Il vero problema è la varietà del repertorio delle immagini e delle parole di cui ognuno di noi dispone interiormente e che vuol far comunicare a se o agli altri.
La letteratura è piena di esimi cultori della ‘parola’,pensiamo ai poeti:
U. Saba esprime la sua solitudine con l’immagine di quattro capriole di fumo del suo focolare.

Ungaretti raffigura la guerra con la simbologia di un albero che in autunno, ad una ad 
 una perde le foglie, ossia i soldati che cadono,e dove l’autunno personifica il buio e la tristezza nel cuore degli uomini,e, con essa, l’insignificanza della guerra, tema che ha reso visibile con semplici ‘parole’.
per non dire di Leopardi o di Montale o di Kafka scrittore,e mille altri.
Naturalmente questi sono talenti ispirati che di tali virtù hanno riempito le antologie.
Ma,l’uso della parola non è solo prerogativa dei grandi. La ‘parola’ è democratica, chiunque può avvalersi di questo strumento e realizzare castelli in aria, paradossi, architetture, caricature quante ne vuole, non ci sono inibizioni, e non è necessario essere poeti o scrittori ma semplicemente ‘persone’. 
Detto questo, anch’io voglio inventare un linguaggio speciale con le ombre e le luci giuste.    Un linguaggio con le ali insomma. 
Voglio scrivere come raggi diretti, intinti nell’inchiostro, anzi mi berrò direttamente il calamaio, e sarà come un commutare le immagini che ho in testa, in parole  superiori alle immagini stesse.
Beh, ci vorrà del tempo però.  I desideri son……
Forse, sono i sogni che son desideri!   Mi pare.

Gabri

sabato 14 dicembre 2013

'A cunsegna

' A cunsegna 
'A sera quanno ' o sole se ne trase
e da 'a cunsegna a luna p'a nuttata,
lle dice d'intro 'a recchia: I' vado a casa:
T'arrecumannu tutt'e nnammurate'
Totò

domenica 1 dicembre 2013

NOI SIAMO FATTI DELLA STESSA SOSTANZA DEI SOGNI

Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. 
Voglio contemplarmi dentro questa bellissima e suggestiva immagine e commentarne 
qualche aspetto , anche se qualunque cosa ad essa si aggiunga, non sarà che un inutile
ripetizione di quanto è già espresso nel suo stesso contesto. Proverò, comunque, a dar 
voce all'emozione che da questa scaturisce. 
Sognare è navigare altrove e, rendere visibile l'invisibile. Se strofinando un fiammifero,
quella fiammella circondata di ombra, produce qualche momento della nostra giornata 
più leggero, se ti regala una vertigine che ti fa bene al cuore, perché rinunciarvi? 
Gli occhi dei sogni, fendono l'oscurità, e la sua intensità suggestiva,che, altro non è che 
la proiezione dei nostri desideri, può dare un impulso all'ottimismo, alla speranza e a 
nuova energia. Ancorché, il sognare, è il vedere oltre e proporsi in una dimensione 
ribaltata il cui il contrappeso è la solitudine. D'altronde è la realtà stessa che lascia spazio
alla fantasia la quale ne ri- poetizza la natura il tanto per non camminare sempre vestiti di  
nero :  'Il dolore del vivere contro la droga dei sogni' (T. Eliot ) 
L'assenza dei sogni nella vita è come immaginare un alveare senza miele...
I sogni edificano,noi siamo creati per creare! 
                                                                                                         Gabri

sabato 16 novembre 2013

NON E' VERO MA CI CREDO

Non è vero ma ci credo.

Una mattina di fine estate, mi sveglio con una voglia inconsueta :decido di andare a comperarmi un libro, ma non un libro qualsiasi.Da un po' avevo in testa un chiodo fisso: documentarmi sull'argomento 'Angeli Custodi' Un tema che trovo affascinante e accattivante anche se della serie: 'Non è vero ma ci credo'  Così mi preparo con cura e vado alla fermata dell'autobus.             La libreria che  ho in mente, non è nel luogo dove abito,ma nella vicina città. Dunque,con indosso il mio completino blu  e i tacchi alti, dopo venti minuti di corsa,scendo dall'autobus e mi avvio al centro,pochi passi e sono davanti alle 'Messaggerie Sarde', una libreria fornitissima, grande, e piacevole a percorrerla e, con tanto di accompagnamento musicale di sottofondo lungo tutti i settori della letteratura e dello scibile in genere. L'ultimo "bestseller" qui arriva con anticipo!       Un addetto ai lavori mi guida nel settore specifico con deliziosa competenza in merito all'argomento . Mi attrae subito un testo che ha l'aria di immediata sintonia sia per la  raffigurazione in copertina, sia nel titolo. O.K. La scelta è opinata senza indugi. Due chiacchiere alla cassa con la signora, che mi pare di conoscere,ed esco col mio prezioso pacchetto in mano. Anche se l' estate è quasi finita la giornata è bella e fresca. Ho una gran voglia di sfogliare subito le pagine del libro misterioso, allora decido di entrare nel bar di fronte che, noto, è arredato di tavolini e di camerieri solleciti. Ordinerò un caffè tanto per giustificare la mia presenza e siederò a tavolino.   Ancora in piedi,sto scartando il pacchetto,quando qualcuno,mentre mi siedo, si avvicina e, con molto garbo mi chiede se può accomodarsi anche lui al mio tavolo. Lì per lì sono sorpresa della richiesta,mentre sto pensando al mio libro. Grazie, rispondo, ma sto aspettando qualcuno! Anch'io rispondo con altrettanto garbo  mentre osservo che è molto elegante nel suo abito bianco, ha il cranio completamente pelato e un viso piacevole,molto dolce. Avviene tutto nella frazione di pochi secondi: ho accostato la sedia al tavolo pensando con curiosità al tizio, mi volto e non c'è più  Guardo intorno ma non c'è traccia,guardo la porta d'ingresso e di uscita,che nell'atto di   entrare e uscire devi spingere con forza, il che richiede tempo: Niente, il misterioso avventore si è volatilizzato, è sparito! Pazienza, mi dico, con un po' di rammarico,presa com'ero dalla curiosità per il libro. Ecco, apro la prima pagina e...... perdindirindina! In prima pagina c'è disegnata un immagine, tale e quale all'individuo appena scomparso. Resto sbalordita e impressionata dalla rapidità nel dileguarsi cosi repentino di una entità corporea che, pure era tangibile e presente a un passo da me.   Ripensando all'episodio, sono ancora incredula e, opto talvolta, per una passeggera e fantastica   illusione ottica.                                                                                                                       P.S.                                                                                                                                                           Il nome del mio ipotetico Angelo Custode, come documentato nel libro stesso, è  Melahel.  E' doveroso informarvi di ciò, perché qualche tempo dopo, mi è capitato un altro episodio, molto singolare. Vi farò sapere.  

 Gabri             

domenica 3 novembre 2013

L'estate va in vacanza altrove; nel mio cortile volano le foglie,
Paolino le acchiappa le rincorre,salta, si rotola: E' una festa,
un divertimento.Io lo guardo con invidia. Per lui è un gioco
esilarante, per me è un malinconico segnale dell'estate che
se ne va.....   G. 

domenica 14 luglio 2013

Finzione e realtà.
Finita l’adrenalina, fuoco alimentatore, e calato il delirio dell’onnipotenza :
il futuro si è ristretto. I conti con la realtà hanno i passi contati.
Reinventarsi non è più possibile. Il gioco ha esaurito le sue cariche elettriche,  oggi è già domani, e il passato è solo nostalgia che indulge alla
tristezza. Chi ero? Nella nebbia si è disperso un personaggio,sconosciuto
a se stesso, mai registrato nelle imbastiture dell’esistenza, parvenza simulata
di un eroismo fantasioso e puerile.
La faciloneria che ti ha reso un mito e che in tanti hanno bevuto, te per primo, ha sortito solo aria fresca. Sono pagine in dissolvenza, solo ombre destinate all’oblio di un retrobottega, magazzino di robe disusate, inutili,
scarabocchi senz’anima in una lavagna scolorita, un ignoto passaggio, vago
ricordo di una sbornia passata. Riesumare è come frugare nella cenere.
                                                                                      Gabri                                                                                                      

domenica 16 giugno 2013

L’avventura dell’inconscio.     
I primi tempi vagabondavo sugli orli delle spiagge lasciando scorrere i  pensieri
lentamente, e pronunciando parole appena frante dalla maretta sotto i piedi, come note di
uno spartito di suoni e di ritmi naturali. Sopra la testa un cielo sterminato e intorno una
sensazione di solitudine soffusa di luce. I pensieri hanno ali impazienti che cercano varchi
attraverso una palpebra ancora cieca,ancora incredula,restia  a schiudersi a perimetri insoliti.
Così tornano a riecheggiare le vicende di un passato,provando a rivederle da un altro punto
di vista,magari da sotto a sopra,ma con un po’ di fatalismo e rassegnazione.
Certo, a ripensarci, era stato atroce lasciarsi inghiottire da quell’onda così improvvisa e
travolgente , e senza dare un taglio netto,poi, senza recidere il cordone ombelicale,quindi
restando fatalmente sospesa: né di qua né di la .Una sorta di Euridice incompiuta.
Danzano immagini di un ‘trascorso’che trasmette nostalgie suadenti e funeree insieme:
di là i frutti non ancora maturati, di qua, invece si vendemmia uno sconfinato silenzio
inebriante e sconosciuto. Ci sono vele bianche trattenute da un qualcosa che ti brucia il
cuore: qualcosa che vuole un’altra cosa che non vuole...
I ricordi, come sabbia dentro una clessidra,scivolano lentamente,indugiando sui granelli
più spessi,si da guadagnare il breve spazio di una riflessione, troppo breve ahimè,per
soppesare, per capire e individuare il vantaggio tra il restare e il ritornare, ammesso che
potesse dipendere da una volontà umana l’una o l’altra cosa.    
Per ora il ‘mondo’ è qui,per un incauto salto a cavallo di un onda anomala. Che fare?
Questa nuova improbabile dimora mi accoglie totalmente,senza chiedermi cauzione né
spese di soggiorno o documenti,e nessuno c’è  a cui domandare ragguagli o spiegazioni.
C’è solo un immensità di spazio e tempo da fruire in libertà se di libertà si tratta. Forse
no perché l’umanità che conservo mi limita mio malgrado. Allora che cosa è? E’ forse un
viaggio temporaneo che presuppone un ritorno o sarà eterno?
La sensazione è che da qui, da questo giorno senza fine, mi prende un conato impreciso,
un’ ansia: quella di non trovarmi in nessun luogo. Vagabondavo, dicevo, in un limbo di
pensieri, ma uno, più degli altri si cristallizza con più intensità nella mia regione grigia,
perfora più degli altri, insiste e sfonda una parete invisibile, bussa ed emerge tra mille
altri più taciti, meno inquieti. Lo riconosco, lo ravviso, è lui il grumo di sempre.
anche allora era il più presente e irriducibile,per cui il rammarico della mia nuova dimensione
si addolcisce un tantino. Però,come sarebbe stato tutto più facile abitare nel mondo giusto
senza questa incombenza! Allora si,sarebbe valsa la pena di esistere nel modo consueto,
banale, ma consueto. Smania, tutto il mio essere, si rivolta, ma nessuno percepisce nessuno
ravvisa le ansie in un corpo inerte. Quelli che stanno fuori non hanno occhi per guardarmi
né orecchie per sentirmi, si danno il cambio si litigano il tempo per me, non intendono
lasciarmi da sola come se non fossi sola anche con loro intorno. Sento i loro commenti e
il fastidio che gli arreco. Non so se ridere o piangere dentro questi inutili panni umani .
Loro compito è soltanto un corpo in custodia,confine della mia assenza. Qui tutto è confuso,
qui non esiste il mondo con le sue realtà e il cielo ha ordini diversi, altre ombre altre luci.
Ci dicemmo tutto, quando era ancora possibile farlo, cioè niente. Non c’è stato niente di
‘non detto di cui rammaricarsi ora.
Il mestiere di vivere ha poi ripreso il suo corso in tutta la sua imperfezione. E’ stato solo  un
sogno.                                                              
                                                                                 Gabri

sabato 1 giugno 2013

NON SI FERMA IL VENTO CON LE MANI


Non si ferma il vento con le mani. nello specifico, il pensiero.

Ero partita col chiedermi che cosa sia il ‘pensiero’ma esso stesso ha preso il volo in altre direzioni quantunque le ali dell’argomento,in fondo in fondo,
 siano della medesima consistenza.
Che cosa è il pensiero? E’ la parte immateriale del corpo, la coscienza di esistere?
Da bambini, il ‘pensiero’ era quella nuvoletta che usciva dalla testa del personaggio dei fumetti: mumble…mumble.
Da adulti le cose si complicano,la semplicità resta un ricordo fanciullesco e
remoto. I neuroni del cervello esercitano la loro attività di elaborazione di
quanto accade intorno a noi e in noi stessi. Ma prescindendo dallo studio dei processi complicatissimi degli scienziati, che si adoperano di dare una tesi meccanicistica al quesito e varie alchimie a forma di parole; a noi poveri ignoranti e ingenui, la domanda resta: che cosa è il pensiero?
Io lo immagino una forma di luce o di energia come quella che passa attraverso i fili elettrici che anima, all'atto della nascita, una ‘tabula rasa’ illuminandola della potenza di ESSERE. Allora  l’essere e il pensare sono la medesima cosa?
Non esiste dunque essere senza pensiero né pensiero senza essere. Noi siamo noi stessi e quello che pensiamo. E’ come una pagina intonsa investita da una
ventata emozionale, che al momento della luce ci fa essere ciò che siamo,pari a
un incantesimo,perciò inspiegabile, che opera in automatico e ti marca come un orologio virtuale che scandisce e determina il tuo modo di essere.
Se ci vado a naso,la cosa mi fa pensare al profumo, per esempio al profumo di un fiore, all'aroma di un cespuglio di mirto,che è la parte aerea, invisibile,che
pure ne identifica l’appartenenza e la varietà. Ma è solo un pensiero personale.
Interrompo per un po’ il fluire della penna di questi pensieri scritti sul foglio, e
mi allontano un momento per farmi una doccia. Mentre sono sotto lo scroscio
d’acqua che fluisce tiepida e piacevole sulla mia pelle, mi domando se sia il pensiero che mi scorre sul corpo,e se anche tale piacevolezza sia un pensiero
o un fatto reale,o entrambe le cose, o solo l’idea di tutto ciò. Non distinguo bene l’una cosa dall'altra e copro tutto con l’accappatoio per quanto mi chieda
se esso sia vero o solo pensato. Avvolta nel mio ipotetico accappatoio esco dal bagno, guardo fuori dalla portafinestra: ci sono due gatti sopra il tavolo da giardino che seminano erotici pensieri mentre si leccano amorevolmente e
vicendevolmente, pare che si piacciano o almeno lo pensano.
Potrebbe essere questo ‘pensiero’, un senso aggiunto, legato all'individuo ma inafferrabile e inscindibile,e per quanto umano,pure trascendentale, un po’come l’ombra della materia stessa che va via per sempre quando si muore.
E’ allora che il nostro vissuto pensiero può diventare patrimonio di tutti,quando si rispecchia in esso una sua unicità che ha valore di conoscenza universale.
E’ allora che non si disperde, ma prende il carattere di insegnamento e di consapevolezza globale. Per chi non è rimasto convinto può sempre tornare alla nuvoletta di cui ho parlato in anteprima.

P.S.
A beneficio dei miei amici: Scusate se  nelle mie frequenti elucubrazioni, ci sono sempre gatti e gatti, ma dopo il passaparola che qui ‘si mangia’ loro sono diventati frequentatori assidui del mio giardino,ed io che sono incuriosita dei loro comportamenti li osservo spesso,seppure i loro problemi siano più di

stomaco che di pensiero... Ma chi lo sa, quando sono immobili e fissici, seduti come su un vassoio, hanno un qualche aria di pensatori.

                                                       Gabri



giovedì 30 maggio 2013

Giacomo
.....Giacomo, uomo d’analisi,mi diceva: ‘’Metto la sveglia la sera per timore di non 
alzarmi in tempo la mattina. Mi presento in orario all’ufficio per timore d’essere multato e licenziato. Porto l’impermeabile, se vedo nuvolo,per timore della pioggia. La sera torno a casa e chiudo la porta con il paletto e la catena per timore che vengano i ladri. Ho preso un appartamento perché ci sono tante cose che voglio fare senza timore di essere veduto da altri uomini. Le mie finestre sono velate da cortine per impedirlo. Metto da parte alla cassa di risparmio per timore d’aver bisogno nel futuro. La nostra vita è un continuo timore.
E’una continua difesa:  dalla natura,dalle malattie,dalla cattiveria dei nostri simili,e            qualche volta,dai nostri pensieri. Facciamo paura a noi stessi ‘’  E siccome era rimasto in silenzio,aggiunse: ‘’E poi,gli altri hanno timore di noi. Quando vado in banca a ritirare dei soldi,vogliono che firmi tre ricevute. Sul tranvai non basta che dica ‘abbonato’,vogliono   vedere la tessera. Hanno timore che li imbrogli. Quando torno a casa,mia moglie vuole    sapere dove sono stato; ha paura che sia andato in giro con altre donne. Il giornalaio           riconta il denaro che ho contato e messo in mano. Insomma in capo alla giornata,è come se mi avessero dato del farabutto dieci volte; Tutti lo fanno come lo faccio io con gli altri.’’  Non sapevo cosa rispondere.  
         

    








domenica 21 aprile 2013

  Lettera di una madre al figlio carabiniere.

Caro figlio.
Ti scrivo poche righe perchè tu sappia che ti ho scritto.
Se ricevi questa, vuol dire che è arrivata. Se non la ricevi.
fammelo sapere,così te la rimanderò.
Scrivo lentamente perchè so che tu non sai leggere in fretta.
Qualche tempo fa, tuo padre,ha letto in un giornale che la
maggior parte degli incidenti capitano nel raggio di un chilometro
dal luogo di abitazione.Allora abbiamo deciso di traslocare un pò
più lontano. La nuova casa è meravigliosa. C'è una strana lavatrice
che non sono sicura che funzioni. Proprio ieri ci ho messo dentro
il bucato e ho tirato l'acqua e poi il bucato è sparito completamente.
Abbiamo chiamato uno che di queste cose se ne intende,secondo
lui dobbiamo cambiare il water perchè è convinto che sia intasato.
Il tempo qui non è proprio brutto. La settimana scorsa ha piovuto
due volte,la prima volta per tre giorni,e la seconda per quattro.
A proposito della giacca che mi avevi chiesto, tuo zio Piero mi ha
detto che spedirtela coi bottoni sarebbe molto caro(per via del peso dei bottoni) Allora li ho staccati.Se pensi di riattaccarli,te li ho
messi nella tasca interna.
Tuo fratello Antonio ha fatto una grossa sciocchezza con la macchina,è sceso e ha chiuso di scatto la portiera lasciando dentro
le chiavi. Allora è dovuto rientrare a casa a prendere il secondo
mazzo di chiavi,e così, anche noi abbiamo potuto scendere dalla
macchina.
Se vedi Caterina, salutala da parte mia.Se non la vedi, non dirle niente.

La tua mamma che ti vuole bene.
P.S.
Volevo metterti anche un pò di soldi,ma avevo già chiuso la busta.

sabato 20 aprile 2013

in illo tempore

In illo tempore    

Non esisteva la terra, ne’ il mare, ne’ il cielo ne’, le tenebre si distinguevano dalla luce.            
Esisteva il CAOS .  Ma dal Caos un bel giorno nacque  GEA la terra, e GEA generò l’EREBO (la notte), l’ETERE (il giorno),URANO (il cielo stellato), l’OCEANO e i monti.
Dall’unione di GEA con URANO, proclamatosi signore dell’universo, nacquero poi i mostruosi CICLOPI, enormi creature con un solo occhio sulla fronte, i GIGANTI, demoni delle tenebre,e infine REA e i terribili TITANI . Uno di questi, CRONOS, detto SATURNO dai latini, spodestò suo padre URANO e regnò in sua vece, ma nel timore che, imitandolo, un qualche suo figlio lo detronizzasse, prese a ingoiare tutti i figli che gli nascevano, tenendoli prigionieri dentro le fauci dove tuttavia,restavano sempre in vita essendo essi immortali. Solo uno si salvò:  GIOVE che la madre REA ,detta anche CIBELE, nascose appena nato in una grotta del monte IDA.  Al marito CRONOS, diede da divorare una pietra avvolta in candide fasce che il padre ingoiò senza accorgersi dell’inganno. 
Il piccolo GIOVE cresceva in una grotta allattato dalla capra AMALTEA e dove i sacerdoti di CIBELE, i CORIBANTI ,facevano un gran fracasso di armi per coprire i piagnistei del piccolo, affinché no venissero uditi da CRONOS. Non appena GIOVE divenne adulto,assalì CRONOS il  padre,e lo costrinse a vomitare i suoi fratelli: NETTUNO, PLUTONE, CERERE e GIUNONE e divise con loro il regno del mondo.
A NETTUNO assegnò il regno del mare dei laghi e dei fiumi.
A PLUTONE diede il regno dei morti dentro le tenebre della terra.
A CERERE dea delle messi affidò il dominio delle terre.
Di GIUNONE ne fece sua sposa e regnarono insieme. La loro dimora era la vetta del monte OLIMPO, il più alto della GRECIA.

domenica 14 aprile 2013

X Grillo
Generalmente non ho grilli per la testa, ma di questi tempi così complicati,
uno mi si è insediato tra le meningi, che credevo di aver messo a riposo.
CRI  CRI   CRI CRI…….Impossibile riposare!  
Così ho preso la penna e gli ho scritto una lettera senza mittente :
Caro Grillo, premesso che io sono dotata di grande capacità di sintesi dunque ti scrivo soltanto ‘SI’ a forma di X   Poi l’ho imbucata dentro la fessura di uno scatolone. I risultati mi hanno confermato che ti è pervenuta.  Altro che!!!
Lo stupore si è immediatamente propagato urbis et orbis  con la rapidità di un fulmine, soprattutto nella sfera dove si decidono le sorti dei cittadini.
Il concetto è chiaro, prima erano in due a litigarsi lo scranno ora ballano in tre l’hally Gally. Sarà al settimo cielo ,il nostro tenerissimo neo papa Francesco per il miracolo che si sta verificando alla grande: Stiamo diventando tutti poveri! e il fenomeno è tuttora in corso d’opera. Il merito è tutto della classe politica che è in odore di santità.
Ma restano i cattivelli,gli inconvertibili magna magna.  Qui, il teatrino si fa enigmatico.
Ce n’è uno che ripercorrendo il teorema di Pitagora, vorrebbe costruire un quadrato nell’ipotenusa del triangolo, scontrandosi con un altro che vorrebbe  l’equivalente della somma dei due quadrati sui cateti. Ma sulla ‘QUADRA’ non si scende a patti!
Il verdetto è inesorabile: Solo con chi dico io!!! Così costui, così determinato e irremovibile, continua a spingere e spingere una porta con tutte le forze che può, senza riuscire ad aprirla-   Sulla porta c’è scritto TIRARE.
La solitudine dei NUMERI  gli rende la vittoria vicina ma inafferrabile.
NOTIZIE dal CONCLAVE:   lunedì :Fumata Nera,  martedì ,mercoledì , giovedì, idem con patate.  Ma il tempo stringe e l’Italia è uno stivale nel Mediterraneo che fa acqua da tutte le parti e sta rischiando di sparire nel Tirreno.
Paradossalmente, al di là  di ogni ragionevole dubbio: VIVA GLI INCIUCI!!
Poi ci sono gli IMPRESENTABILI che nell’omonima piazza inneggiano a Silvio, Bonaparte del secolo (circa vent’anni) Eran trecentomila…..
E mentre tutto questo implode, raccolgo un segnale,che sembra degno di lode, mi riferisco a un discorso sui numeri   51 e  49  Numeri frutto di un ottimismo incauto:
Se avrò il  51 cercherò nobilmente di programmare come se ne avessi  49  , I due, così nobilmente ignorati sono per la sacra causa del vivere democraticamente insieme e, in nome della concordia.  Ecce homo!!!
Ma il Travaglio mi percorre come un brivido lungo la schiena: e se qualcuno, dal piccolo schermo,rispolverasse qualche grasso e losco malaffare esercitato nel passato ?
Una voce si alza nella mischia: ROTTAMAZIONE e altro ancora .Ma chi mai vorrà rinunciarealla poltrona, alle Mauritius alle ostriche, al caviale? E il vecchio barbiere di corte , come rinunciare a sedicimila euro al mese?
Il continente è immerso per tre quarti nell’acqua dove la gente sta affogando e , un terzo sta a guardare il film avvincente  in poltrona, e si commuove anche, ma è un film.
La par condition  in Italia è una cosa seria, grande segnale di democrazia,e bisogna riconoscerlo, da noi ,tutti possono apparire in TV e prendere in giro i politici e altrettanto, i politici possono apparire in TV e prendere in giro tutti.
Qualcuno ha detto che la testa è la cosa più importante che abbiamo, non sforziamola!
Carpe diem.

Lettera al mittente

L a solitudine.
Lettera al mittente.
Sono io, l’estraneo dal quale voglio fuggire, ma che mi oppone resistenza.
Tutti gli altri estranei alla mia persona,incidono in minor misura ed è facile avversarli e distanziarli.  Ma parliamo dell’estraneo che è in te; ti sta attaccato come un’ombra e, ti segue ovunque, tuo malgrado e dispetto.
Decidere di essere soli è più complicato di quanto si pensi.
Più forte che mai avverti questa sensazione,quando sei in compagnia di altri.
Allora la solitudine ha i connotati precisi della sua presenza. Ma se è comunque possibile liberarsi di questi intrusi non graditi ,come ci si può liberare di se stesso, massimo ospite non gradito?Ignorarsi, prendere le distanze? E tutti gli stimoli, le paure,i limiti, le emicranie come polverizzarle, ridurle, annientarle? Con la forza del pensiero? Ma anche quest’ultimo è una dipendenza inguaribile che non si adegua al desiderio fondamentale di solitudine. E’ una sudditanza irreversibile.
Ma io, sono tutto questo mi chiedo, o posso essere quello che voglio o non voglio  con un po’ di buona volontà e determinazione? E chi ha deciso per me quello che sono?
Voglio scomodare le alchimie del  D.N.A., probabili cause di tutto ciò che sono a mia insaputa. Allora, gli antenati hanno giocato un ruolo fondamentale nella distribuzione e mescolanza dei cromosomi, come nel gioco della tombola, dove i numeri  sono puramente casuali. Quindi io sono CASUALE? E chi cacchio sono dunque?  Un frutto occasionale di una combinazione di geni che per caso si sono piaciuti? Un’incontro di affinità elettive?
Ma torniamo alla tombola, così divertente a Natale,dove rido ma non posso trattenere la tristezza, tristezza, perché non ho partecipato attivamente al gioco del sorteggio ma l’ho solo subito.
Un binomio chimico ha preso le sembianze di me stesso senza il mio consenso. una sopraffazione!  Stando così le cose ,io mi dissocio da questo programma, declino le mie dimissioni e delibero per la dissolvenza.
E’ passato del tempo, e la mia latitanza non ha prodotto miglioramenti ne’ cambiamenti. Nello stato delle cose .Veramente le ha proseguite nella medesima direzione ricalcando le proprie orme come succede quando si combatte contro la tenacia dell’IMPOSSIBILE
Quando l’intruso è invincibile,il gioco si fa duro nella fattispecie in cui si è insieme,il coltello che ferisce e la ferita. Allora prendo la decisione che, porgere l’altra guancia, sia l’unica mossa che mi resta per almeno umiliarlo questo estraneo che si è domiciliato in modo impercettibile nel sacchetto  dell’embrione per identificarsi con lo stesso.
Quell’estraneo che sentivo oscuramente dentro di me, da lui volevo separarmi, per vivere l’autonomia della mia solitudine, in assoluto. Ora che so quanto sia inscindibile l’essere dal non essere, viaggio nella mia nuvola di pazzia in compagnia di me e di un altro che non so.

Romeo




Il mio gatto è innamorato. L’ho capito alla fine!.
Non vedendolo ,di solito puntualissimo  all’ora dei pasti, ho cominciato a preoccuparmi.
Quando ricompare miagola continuamente, alla svelta ripulisce la sua ciotola e vuole uscire di nuovo. Si strofina distrattamente alle mie caviglie senza attendere la consueta risposta di carezzine, secondo la prassi ,e si fionda sull’uscio che porta al giardino, dove una decina di amanti o rivali lo attendono, ognuno in posa e postazione di allerta e di immediato intervento secondo gli sviluppi della faccenda di cuore.
Pare di assistere a un duello da Far West : il bianco, il grigio, il tigrato…. tanti occhi puntati sulle prossime mosse di Romeo….
Osservandoli, divertita, mi chiedo quale sarà la Giulietta di turno,quella papabile,
quella che sarà investita da un amplesso fecondo!
In codesto ambaradam di miagolii e di suoni striduli, si eleva al di sopra del concerto, una voce che proviene dal cortile del mio confinante che impreca incazzatissimo contro la dinastia dei felini , e anche contro i miei antenati dalla stirpe omerica di Troia in giù.
Cantami o diva dei peli di Romeo, numerosi e biondi per l’aere sparsi…..
Ma sì, il mondo è bello perché è vario!!!

sabato 13 aprile 2013

Il vicolo muto


Il vicolo muto
C’era un pescatore che dormicchiava tenendo vicino la canna da pesca.  Io che nuotavo nei paraggi e mi tuffavo su e giù con la  maschera, ho visto un pesciolino che stava per abboccare all’esca.  Che fare? Avvertirlo: no! , no!, è un vermino travestito,  è un inganno!    E se mi avesse accusato poi d’averlo privato del pasto?  Che cosa fare?
Il dubbio è come uno  ‘status symbol’  che si applica in quelle     situazioni anomali in cui, l’unico modo per risolverle, è quello   di accettarle come normali.
Gabri.