L a solitudine.
Lettera al mittente.
Sono io, l’estraneo dal quale voglio fuggire, ma che mi oppone resistenza.
Tutti gli altri estranei alla mia persona,incidono in minor misura ed è facile avversarli e distanziarli. Ma parliamo dell’estraneo che è in te; ti sta attaccato come un’ombra e, ti segue ovunque, tuo malgrado e dispetto.
Decidere di essere soli è più complicato di quanto si pensi.
Più forte che mai avverti questa sensazione,quando sei in compagnia di altri.
Allora la solitudine ha i connotati precisi della sua presenza. Ma se è comunque possibile liberarsi di questi intrusi non graditi ,come ci si può liberare di se stesso, massimo ospite non gradito?Ignorarsi, prendere le distanze? E tutti gli stimoli, le paure,i limiti, le emicranie come polverizzarle, ridurle, annientarle? Con la forza del pensiero? Ma anche quest’ultimo è una dipendenza inguaribile che non si adegua al desiderio fondamentale di solitudine. E’ una sudditanza irreversibile.
Ma io, sono tutto questo mi chiedo, o posso essere quello che voglio o non voglio con un po’ di buona volontà e determinazione? E chi ha deciso per me quello che sono?
Voglio scomodare le alchimie del D.N.A., probabili cause di tutto ciò che sono a mia insaputa. Allora, gli antenati hanno giocato un ruolo fondamentale nella distribuzione e mescolanza dei cromosomi, come nel gioco della tombola, dove i numeri sono puramente casuali. Quindi io sono CASUALE? E chi cacchio sono dunque? Un frutto occasionale di una combinazione di geni che per caso si sono piaciuti? Un’incontro di affinità elettive?
Ma torniamo alla tombola, così divertente a Natale,dove rido ma non posso trattenere la tristezza, tristezza, perché non ho partecipato attivamente al gioco del sorteggio ma l’ho solo subito.
Un binomio chimico ha preso le sembianze di me stesso senza il mio consenso. una sopraffazione! Stando così le cose ,io mi dissocio da questo programma, declino le mie dimissioni e delibero per la dissolvenza.
E’ passato del tempo, e la mia latitanza non ha prodotto miglioramenti ne’ cambiamenti. Nello stato delle cose .Veramente le ha proseguite nella medesima direzione ricalcando le proprie orme come succede quando si combatte contro la tenacia dell’IMPOSSIBILE
Quando l’intruso è invincibile,il gioco si fa duro nella fattispecie in cui si è insieme,il coltello che ferisce e la ferita. Allora prendo la decisione che, porgere l’altra guancia, sia l’unica mossa che mi resta per almeno umiliarlo questo estraneo che si è domiciliato in modo impercettibile nel sacchetto dell’embrione per identificarsi con lo stesso.
Quell’estraneo che sentivo oscuramente dentro di me, da lui volevo separarmi, per vivere l’autonomia della mia solitudine, in assoluto. Ora che so quanto sia inscindibile l’essere dal non essere, viaggio nella mia nuvola di pazzia in compagnia di me e di un altro che non so.
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