lunedì 13 ottobre 2014

L'accadimento.

L’ACCADIMENTO

Un giorno avvenne un fatto incredibile, sia pur prevedibile, ma mai di quelle proporzioni.
Ebbene, quel giorno,l’enorme corpulenza provò e riprovò ad uscire dalla porta della modesta stanzetta della dispensa. Ogni sforzo si dimostrò vano. Provò a sgonfiare i polmoni trattenendo il respiro, provò ad allungarsi, niente, rimaneva incastrato al telaio della porta!
Tutta la famiglia si riunì,ogni membro cercava una soluzione, mentre grida esasperate uscivano dalla fatidica dispensa. Forse, intervenne il primogenito, chiedendo spazio tra le voci concitate, forse si potrebbe rimuovere il telaio della porta e,guadagnando due centimetri a destra e due a sinistra si potrebbe tirarlo fuori!  Si è una buona idea,ma se non fossero sufficienti? Proviamo! Qualcuno vada a prendere il metro. Il più piccolo arrivò,un istante dopo, agitando lo strumento: un metro da falegname. Restammo un po’ perplessi, forse era meglio un metro  da sarta! No è troppo corto. Si presero comunque le misure. Ahimè! Non avremmo risolto niente, il varco doveva cedere di almeno venti o trenta centimetri. Necessitava l’intervento del muratore.
Ma come affrontare lo scandalo? Chiamare chicchessia estraneo era come darsi in pasto alle Malelingue . la faccenda si sarebbe risaputa in un baleno in tutto il paese e,addio reputazione!
Era dunque necessaria la massima discrezione. Decidemmo di tenere tutto in famiglia.
Lui annaspava nell’insolita incredibile dimora e con un grugnito ci comunicò che aveva fame.
Sbalorditi dalla richiesta e dallo sguardo imbufalito gli portammo qualche avanzo della cena e la Frutta del vassoio centro tavola. La paura ci rese ubbidienti perché la mole, che aumentava a Vista d’occhio, ci incuteva timore e ormai avevamo dato fondo a tutte le provviste.
Fatte le dovute raccomandazioni ai ragazzi,di non perdere la calma, e profuse le scuse alla massa monolitica di cui già non si distingueva più il viso dal collo,afferrate le chiavi dell’automobile, corsi in paese. Acquistai ogni sorta di materiale edibile, pensando al domani e al dopodomani per non farmi cogliere impreparata a ogni eventuale richiesta di cibo.
L’ansia mi traboccava dagli occhi e dovetti contenermi emettendo profondi respiri per non destare sospetti o curiosità in chicchessia. Quando rientrai, la massa informe era leggermente ammansita e un braccio possente attraversò la porta afferrando le buste della spesa che avevo ancora in mano. Il gesto mi trovò impreparata e per un momento pensai che volesse farmi del male, capii un istante dopo, che il gesto era di altra natura.
Noi lo guardammo ingoiare ogni cosa a quattro palmenti senza neanche scartare gli involucri.
Ciò che credevo le provviste di una settimana sparirono in un attimo. Poi lui cercò con difficoltà inimmaginabile una posizione orizzontale e si assopì emanando un rumore simile a cavernosi grugniti come provenienti da oscure voragini di mitiche leggende vulcaniche. Il rombo era tale che fu necessario pensare al modo di coprirlo. Ogni strumento musicale venne subito attivato, la radio dava le notizie a tutto volume e la televisione mandava in onda telefilm e pubblicità senza intervalli, in breve la casa era simile a una bolgia infernale dominata da un frastuono assordante. Mauro corse al cancello ad allontanare i curiosi attratti dal baccano,adducendo pretesti improbabili di prove acustiche musicali importantissime per verificare la cassa di risonanza della nostra abitazione. Fu una miserabile giustificazione, ma chiudendo a chiave il cancello lasciò fuori la gente e i loro commenti malevoli.
Finalmente, in preda a un sonno profondo,si attenuò anche l’emissione gutturale,e abbassammo anche gli strumenti sonori. Fu una pausa che ci sollevò alquanto, ma la paura del risveglio ci preoccupava nostro malgrado. Prendemmo la notte come una coltre che ci avvolgesse proteggendoci e ognuno si accovacciò alla meglio in giacigli improvvisati, chi sul divano chi su i tappeti. Stanchi e storditi rimandammo ogni decisione al domani . Il risveglio ci avrebbe illuminato sul da farsi. Ma non andò così.
Nel cuore della notte senza luna,un boato ci catapultò da quei giacigli scomodi, la casa che era senza fondamenta, scricchiolò, il panico ci travolse inebetiti. Riuscimmo  a scorgere, durante la fuga che pensili e credenza cadevano a pezzi.
Il panico fu pari allo sgomento. Guadagnammo la porta e fu una fuga a gambe levate, una fuga scoordinata mirata a scampare un pericolo immanente e incontrollabile.
Ognuno seguendo il proprio istinto di conservazione prendeva la direzione più consona alla propria salvezza. Di lì a poco si udirono sirene spiegate,auto che sgommavano e frenavano a gran velocità, insomma, un finimondo!
Intorno alla casa in poco tempo ci fu un caos di forze dell’ordine, pompieri, agenti, ambulanze
E quant’atro immaginabile.
Nel paese, l’accaduto,ebbe la naturale risonanza, nei circoli, nei bar nei salotti non si parlava d’altro,  ognuno raccontava ’’ sui proprio’’ ‘ della vicenda .Mille versioni soggettive e suggestive animavano la piazza principale della borgata, fino a quando, com’è naturale, il tutto andò in dissolvenza e si passò ad altri avvenimenti. Però rimase un mistero per tutti.
La casa mezzo diroccata fu poi venduta sottocosto per via della leggendaria dispensa.
Di noi e della nostra famiglia non si ebbe più traccia.

Per quanto mi concerne, per un anno intero sognai elefanti e pachidermi,e a nulla valsero le sedute dallo psicanalista che, ben presto, furtivamente ma con eleganza si defilò dall’impegno.  La verità è che rimase scosso e impressionato dal mio racconto ed ebbe timore e discreta paura di estorsioni e coinvolgimenti di varia  natura. Ma non fu solo lui a defilarsi con garbo , ma anche tutti quelli che seguirono .
Più avanti mi colse la fobia di ingrassare ed ebbi per molto tempo l’idiosincrasia alle dispense ma anche agli ascensori e agli sgabuzzini in genere.  L’ultimo medico diagnosticò sarcasticamente e ipocritamente:  Claustrofobia.  Fu allora che, delusa, abbandonai ogni terapia di quel genere.

I ragazzi non si ripresero più e, ognuno,autonomamente,seguì la propria strada.

Mauro, partì per l’Africa per studiare i comportamenti degli animali in cattività e dedurre le reazioni  scientifiche. Ebbe,seppi, grandi riconoscimenti di validità in quel campo, tanto che di lui si parlò in diverse riviste settoriali.

Il più piccolo, Gianluca, divenne scrittore di fiabe e convinse se stesso e gli altri dell’esiguo confine tra la fiaba e la realtà. Scrisse  racconti incredibilmente surreali e interessanti per tutte le età, alla stregua di Alice nel paese delle meraviglie e anche di Franz Kafka, a mio avviso.

Bamby,  allora  “Bambolina”, la più piccola divenne antropologa e, in quanto tale, fece le sue ricerche  sull’umanità attraversando oceani e raggiungendo terre lontane per meglio comparare
I “modus vivendi” degli inquilini del pianeta. Soggiornò in lussuose pagode ma verificò la vita anche nei pittoreschi mercatini sul Mekong. Arrivò anche in Alaska dove scoprì che i pinguini avevano uno stile di vita più dignitoso degli umani.
Dopo aver sviluppato studi in oriente e sul polo, raggiunse le popolazioni tribali dell’America e fu talmente affascinata  da quei luoghi e dai costumi che vi si prese la cittadinanza.

Da allora non ho più notizie ma il cuore mi dice che lì ha trovato la sua ideale dimensione. Chissà!
Mai più ci rincontrammo fisicamente tutti insieme. Credo per una implicita intesa: Paura di ricomporre tutte le tessere di un mosaico da dimenticare.

Tuttavia, ci sentiamo di quando in quando telefonicamente e, in quei momenti, sentiamo Il fluido dell’affetto che mai ci ha diviso ,e che la lontananza è un vincolo fortissimo che ci tiene uniti all’infinito, nel bene e nel male. 

3 commenti:

  1. Se avete visto un tizio strano a cavallo in giro per Milano, è Django! Sarà su Cielo (DTT 26, Sky 126, TivùSat 19) in prima visione assoluta in chiaro, il prossimo mercoledì 15 ottobre

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  2. Questa catastrofica vicenda è profondamente umana

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