Le baguette
Cappotto, sciarpa e borsa della spesa : sono arredata di
tutto punto per uscire di casa. Pronta ad allargare i confini delle pareti
domestiche, e pronta a dare un senso alla giornata di oggi che sia diverso da
quella di ieri, basta anche solo una sfumatura che ieri non c’era. Magari hanno
inaugurato un nuovo negozio, o il fioraio ha finalmente trovato il
‘Myosotis,’che da tempo gli ho richiesto, o il pizzicagnolo, in fondo alla
strada, ha qualche leccornia da gustare stasera per cena, o semplicemente un
incontro con qualcuno che avevo dimenticato…
Ben venga ogni spiraglio di novità che spezzi il ritmo
sempre uguale dei giorni, che non siano solo le rughe sul viso a segnare il
tempo che scorre.
Dolcissime, inguaribili illusioni ma devo pur contrastare
quel germe invisibile che nutre e alimenta il passivo dell’esistenza,e guardare
fuori come ‘luogo di guarigione’.
Mi accingo dunque a uscire… ma senza chiavi dove vado ? Eccole
lì, al solito posto !
Apro la porta di casa che dà subito alla strada, e avverto
immediatamente qualcosa di strano. Riesco a poggiare il piede sull'unico gradino, che vengo travolta da una moltitudine di gente, sono spintonata e
ingoiata dalla folla. Sembra una marea umana. Io, che convivo con la solitudine,
ecco, non sono più sola! Forse è arrivata l’ebbrezza di stare in compagnia. Il
miracolo s’è compiuto! Ma che
esagerazione però! Cosa mai potrò
comunicare ai miei vicini, anzi vicinissimi se mi stanno incollati alla schiena
e alla pancia. Neanche respiro e la mia voce interrogativa si disperde, che a
nessuno interessa un acca di quel che dico. Ma che ci sta a fare tutta questa
folla? Forse una manifestazione di cui non sono al corrente? Ma il risucchio va
più veloce delle mie considerazioni che già sono assorbita dentro questo
serpentone umano come in un vortice che capta e aspira tutto ciò che gli sta
intorno, un mulinello incontrovertibile
che incorpora rapidamente ogni elemento. Ormai io alloggio dentro questa
insolita pancia ergonomicamente
commisurata agli spazi consentiti.
Le mie gambe sono intrecciate ad altre gambe sconosciute,
come in un amplesso di fraterna prostituzione,completamente consegnata fisicamente
all’altrui fisicità, senza il ritegno consueto,perché la circostanza lo
consente.
Le persone sono quasi immobili perché è il serpentone che
procede ‘’motu proprio’’
E’ come stare costipati su un treno che viaggia su un
binario ubriaco.
La strada che contiene questo concentrato di persone è la
via Giovenale che fa capo alla piazza
della Misericordia laddove spero che questo ingorgo troverà il giusto e
presumibile deflusso. Siamo prossimi a questa piazza e l’aria si è impregnata di un odore caldo, un odore casereccio
inebriante,come di pane appena sfornato.
Come posso, allungo il collo per sbirciare l’orizzonte,
dovrei scorgere la fontana che sta al centro della piazza, ma una nuvola bianca
confonde la visuale,e nell'aria questa fragranza è sempre più intensa. E’ odore
di pane caldo, il profumo è inconfondibile!
Il corteo procede inesorabile nel suo andamento sinuoso, ma
qualcosa comincia a intravedersi sopra le teste: ecco, il cocuzzolo di una
cupola fatta di grosse pietre sovrapposte,più avanti un enorme lastra, sempre
di pietra e degli omini in camice bianco
che sembrano intenti a impastare qualcosa, sembra farina con acqua attinta con
secchi in un continuo via vai dal pianale alla fontana. Quanto vedo dà conferma
al mio naso, l’odore pare coincidere,stanno proprio amalgamando farina e acqua, i due
ingredienti, unici ed essenziali, per dare vita al pane! Intanto un calore
piacevole si propaga nell'aria. L’unica inconfutabile deduzione è che la piazza
si sia trasformata in un immenso
panificio all'aperto. Ha dell’incredibile quello che vedo, eppure son desta,
non sto sognando nel mio letto: Tanta realtà umana che mi strattona e mi soffoca, pare proprio
escludere che io sia adagiata sul mio morbido talamo.
A una curva del serpentone, intravedo gli uomini addetti
alla piattaforma,che lavorano l’impasto dando forma a bastoncini allungati, sembrano le baguette, il tipico
storico pane francese ,e poi li depositano in capienti carrelli infarinati, che
altri trasportano verso il forno fumante e poi, con lunghe pale, sopra la brace
lucente.
Ecco, siamo giunti ai bordi della piazza, e qui la folla
comincia a sgranarsi , come un orlo che si sfilaccia. Quello che era un insieme
compatto perde gli elementi della compagine come molecole che ritornano singole
e libere, nel caso in specie, individui autonomi,e ognuno,quasi meccanicamente,
si dirige in un luogo convenuto e, con la sporta in mano, percepisce la sua
razione di baguette e, silenziosamente gratificato, si dilegua per la propria
strada. Questa operazione si ripete sino ad esaurimento del materiale umano; di
conseguenza , il grande serpentone animato, perde a poco a poco la consistenza
del suo volume, come in una magica dissolvenza.
La piazza torna ad essere la vecchia piazza con la fontana
al centro e l’acqua che gorgheggia nella quiete del mattino.
Io sento,e sono l’unica rimasta nella piazza con la testa
persa nel vuoto, che privata della folla
intorno, non sa se giovarsi di tanto spazio e gioirne o immalinconirsi del
repentino vuoto. Non so cosa sia più urgente per me : se andare da uno
psichiatra o lasciarmi condurre con leggerezza al piacere dell’’inverosimile’
senza cercare spiegazioni ad accadimenti per i quali i nostri sensi non sono
programmati.
Non ho sognato e, tuttavia, non voglio svegliarmi e restare
imprigionata dentro codesta fantastica e incredibile avventura. Non mi resta
che tornare a casa nel mio piccolo universo silenzioso. Mi libero del cappotto
e della sciarpa,ma un profumo ben noto, mi torna al naso. Apro la sporta della
spesa che non ho fatto, e che cosa spunta? Oh ,ma è una baguette !!
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