domenica 20 luglio 2014

UN GIORNO ROVENTE

UN GIORNO ROVENTE  
Sono a casa,in via Giovenale, proprio a due passi dalla piazza della Misericordia.  
Oggi la temperatura ha raggiunto punte massime, oltre i 40 gradi all’ombra.    
Si sta come dentro un forno; penso a mio nonno che era pompiere,lui avrebbe spento questa calura con una bella somministrazione d’acqua fresca vaporizzata!  Pace all’anima sua, noi siamo già all’inferno!  Disbrigo le faccende di casa, senza convinzione, per puro automatismo acquisito dall’abitudine : rifaccio il letto, lavo i pochi piatti della cena di ieri, apro le finestre per cambiare l’aria, ma dubito subito dell’  efficacia del baratto. Dalla finestra vedo la piazza : è deserta. Saranno tutti al mare, penso. Certamente io sono l’unica superstite della zona. Guardo la fontana che spruzza l’acqua per aria…l’ispirazione sorge spontanea, ecco quello che farò, la raggiungerò subito. Il contatto quasi fisico con l’acqua fresca, inverosimile antidotto a  questa calura, sarà un toccasana! Indosso una camiciola leggera e infilo le infradito,Chi mai farà caso al mio look, intorno non c’è un cane! come suol dirsi. Ma per ciò che vedrò dopo, questo comune modo di dire è assolutamente abusato e privo di realismo pratico.
Pensiamo a Don Camillo quando ritorna al paese, dopo la punizione del Vescovo,e non trova nessuno ad accoglierlo alla stazione e le strade sono deserte: mi hanno abbandonato tutti, non c’è neanche un cane, mormora amareggiato: Neanche un cane! Ma si sbagliava : ..Bau,bau ,traduzione : io ci sono!  Più avanti compare tutto il paese con il sindaco in testa a dargli il benvenuto. Era uno scherzo! Il racconto vuole che il suo più grande nemico fosse anche il suo migliore amico.   
Dicevo…ah  porto  con me anche il libro di turno: ‘’Memoria del vuoto’’ di M. Fois, mi aiuterà a condividere il tempo. Borsa e occhiali , vado.  
La panchina che ho in mente, quella sotto l’albero,è sempre li , naturalmente e inesorabilmente libera. Mi ci accomodo senza badare troppo alle norme della buona decenza, e, trovata la posizione  aurea ,passo a una dimensione più ascetica.                        
Gorgheggia intanto la fontana coi suoi guizzi regolari che brillano come frammenti di specchietti filtrati dal gioco dei raggi del sole. La calura si è quasi materializzata e balla leggera a mezz’aria creando fantastiche illusioni ottiche come i miraggi nel deserto frutto della rifrazione atmosferica. Osservo con pigrizia questo niente silenzioso, e provo immaginare che cosa di insolito può mai accadere sotto questo cielo di nuvole immobile che sembra un immensa cartolina tridimensionale  appiccicata sul soffitto del mondo. Eppure di questa piazza così modesta e di altrettanto modesta fontana, dicono sia un luogo speciale, teatro di avvenimenti straordinari nel passato. Da questo, pare  ebbe origine  il nome: ‘Piazza della Misericordia’. Raramente però la gente del posto ne parla come se si trattasse di un religioso silenzio. Al momento per me è una piacevole alternativa alle pareti di casa,ed è anche piacevole il suono silenzioso della fontana.      
Resto ancora un po’ a guardare,non so che cosa,ma è come concedersi una pausa di assestamento prima di lasciarmi sedurre dalla lettura e volare altrove. Ma sento, non lontano, un leggero fruscio come di foglie secche spostate da qualcosa che si muove dietro un cespuglio. Sto all’erta e vigilo. Ecco svelato il mistero: dal cespuglio sbuca un gattone grigio e panna,sotto il pelo lungo si vede che è magro. Ha l’aspetto insonnolito e si muove barcollando, sembra appena uscito dall’osteria del vicolo . Si guarda intorno circospetto, si capisce che è assettato perché punta la fontana.  E’ indeciso, sono io l’ostacolo, la mia presenza lo frena. Ho afferrato il messaggio e mi sposto. Siccome vedo che non è abbastanza per soddisfare la sua diffidenza di randagio, mi sposto ancora non senza prima sussurrargli  con dolcezza  che, se preferisce me ne torno su a casa! 
Ha capito l’ironia ed ora è alla fontana e beve con avidità, sembra che voglia prosciugarla. Dalla dovuta distanza, osservo tutta la scenetta che trovo bellissima,e mi congratulo un po’ per la mia collaborazione, come una crocerossina che ha aiutato qualcuno in difficoltà. Ora il micio è appagato e se ne torna al suo alloggio. Anch’io mi riguadagno la panchina con le mie suppellettili e, per solidarietà,mi disseto con la bottiglia d’acqua che ho in borsa.
Dopo questo singolare e delizioso episodio,decido di riprendere la lettura di ‘’Memoria del vuoto’’ raccontato da Marcello Fois con la sua avvincente maestria di scrittore e poeta. Dentro questa lettura mi ci ritrovo perché tutto avviene in luoghi a me familiari e ne riconosco la contemporaneità e la psicologia del pensiero.     
….Samuele. Quel nome spezza il silenzio, e spezza il petto in due. Come se il cuore fosse una pagnotta da condividere…..
 Queste parole e queste immagini, anche a me ,spezzano il cuore. Questa non è una storia qualunque come l’ ‘anzone’ piovuto dal cielo e che si schianta nel cortile di Samuele. Nessuno sa spiegarsi l’avvenimento, quando arriva Totore Cambosu, lui è cacciatore e conosce le cose segrete della natura . Dice di stare calmi.  La questione qua è di rapaci: un aquila reale ha afferrato l’agnello che poi ha mollato  in volo per via del peso eccessivo e il dimenarsi disperato dello stesso…
Ma qui ,nella piazza della Misericordia, non è questione di agnelli né di rapaci. Qui  dopo un sibilo che sfonda i timpani è arrivato un boato che ha squarciato l’aria e insieme il silenzio in mille pezzi e, non era un uccello, però le ali le aveva, ma erano di metallo. Io non l’ho capito subito, sono stati i vigili del fuoco a spiegarmi tutto in ospedale… Uno dei pompieri mi ha trovata rannicchiata dietro la panchina spaventata ma non ferita. Non ricordo come ci son finita, ma è probabile che l’istinto di sopravvivenza abbia operato per me. E’ certo che ha funzionato, se sono qui a raccontarvelo.                                                                                                                                                                                                                                  Il libro di Marcello lo tenevo ancora stretto in mano anche mentre ‘dormivo’ clandestinamente nel mio rifugio antiatomico, priva di coscienza. La testata della panchina mi ha protetto dalle schegge metalliche come uno scudo che ricaccia indietro i proiettili. Misericordia! L’ho scampata bella! Il barelliere che  mi ha portato via dal pseudo campo di atterraggio non è riuscito a togliermi di mano il libro, cosa che  lo ha incuriosito sino a chiedermene la ragione in seguito. Ma non ho trovato ragione alcuna.  Giusto per non lasciarvi all'oscuro della dinamica dei fatti e dei motivi per cui la piazza sia stata scambiata per un area di atterraggio…E’ successo, mi spiega il pompiere, che due ragazzi di belle speranze ma di poco cervello,novelli iscritti alla scuola di aviazione si siano introdotti, non visti, nell'hangar appena fuori città e  approfittando della mancata sorveglianza si sono appropriati di un veicolo per provare l’ebbrezza del primo volo. Il piccolo aereo, mal guidato, dopo essersi alzato in volo per qualche tempo ,ha poi perso quota e il risultato è quello che  conosciamo.
E i due passeggeri? Gli chiedo: Miracolosamente illesi e sospesi fra i rami degli alberi della Piazza della Misericordia. I due ragazzi devono aver visto la morte in faccia quindi  si sono decisi per il lancio acrobatico quando l’aereo era ancora in aria, poi il veicolo si è schiantato sulla mia pacifica piazza. Certo, l’atterraggio non era stato studiato a tavolino,e neanche la salvezza degli incauti trasvolatori.  Chissà , forse lo zampino della Misericordia ha interferito sul destino dei due…chissà. Per vedermi un po’ sorridere, il pompiere mi ha raccontato che nei pressi del disastro hanno trovato un  gatto, mezzo morto, ma vivo e un suo collega se lo è portato a casa, lo ha adottato. Beh, è riuscito in pieno a farmi sorridere!’ Eureka’!  Mi è sfuggito. A volte, le espressioni verbali d’impeto, sono un condensato di emotività,una sintesi velocissima del pensiero, o meglio il suono delle corde del cuore, senza scomodare il cervello e le elaborazioni ragionate.     
E’ la magia di un istante di felicità che funziona meglio dell’aspirina. E se questo momento di felicità ha un suo costo, ben venga un giorno ‘rovente’.                                             
Il grande uccello di metallo non ha prodotto orfani e un gattone assettato grigio e panna ha trovato una famiglia. Chiedo al pompiere la cortesia di farsi voce per me col  medico che io sto benissimo e desidero solo tornare a casa.  Tra le righe, ho lasciato Samuele Stocchino appeso a un dirupo roccioso e Mariangela,anche lei dispersa e non più cercata, lo tiene in vita strappandolo alla roccia fragile. Una tragedia sfiorata ha dato  in essere a un incontro che sarebbe durato, nel  bene e nel male,per il resto della loro vita. Una squadra di pompieri sta già ripulendo la piazza della Misericordia, notizia fresca fresca, dal mio pompiere tutore e salvatore . Arriva anche il medico che mi ha sotto osservazione: Domattina sarò dimessa, tornerò alle cose che ho lasciato in sospeso.  E chi mai mi accompagnerà a via Giovenale a due passi dalla Misericordia, e….oltre? (d’altronde anche mio nonno era pompiere)  Scusate se faccio confusione tra la piazza della Misericordia e la piazza dei Miracoli, per favore, concedetemi qualche sovrapposizione momentanea!   
                                                                                                                        Gabri                             

                                                                                                               

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