UN GIORNO ROVENTE
Sono a casa,in via Giovenale, proprio
a due passi dalla piazza della Misericordia.
Oggi la temperatura ha raggiunto
punte massime, oltre i 40 gradi all’ombra.
Si sta come dentro un forno; penso a
mio nonno che era pompiere,lui avrebbe spento questa calura con una bella
somministrazione d’acqua fresca vaporizzata!
Pace all’anima sua, noi siamo già all’inferno! Disbrigo le faccende di casa, senza
convinzione, per puro automatismo acquisito dall’abitudine : rifaccio il letto,
lavo i pochi piatti della cena di ieri, apro le finestre per cambiare l’aria,
ma dubito subito dell’ efficacia del baratto.
Dalla finestra vedo la piazza : è deserta. Saranno tutti al mare, penso.
Certamente io sono l’unica superstite della zona. Guardo la fontana che spruzza
l’acqua per aria…l’ispirazione sorge spontanea, ecco quello che farò, la
raggiungerò subito. Il contatto quasi fisico con l’acqua fresca, inverosimile
antidotto a questa calura, sarà un
toccasana! Indosso una camiciola leggera e infilo le infradito,Chi mai farà
caso al mio look, intorno non c’è un cane! come suol dirsi. Ma per ciò che
vedrò dopo, questo comune modo di dire è assolutamente abusato e privo di
realismo pratico.
Pensiamo a Don Camillo quando ritorna al
paese, dopo la punizione del Vescovo,e non trova nessuno ad accoglierlo alla
stazione e le strade sono deserte: mi hanno abbandonato tutti, non c’è neanche
un cane, mormora amareggiato: Neanche un cane! Ma si sbagliava : ..Bau,bau
,traduzione : io ci sono! Più avanti
compare tutto il paese con il sindaco in testa a dargli il benvenuto. Era uno
scherzo! Il racconto vuole che il suo più grande nemico fosse anche il suo
migliore amico.
Dicevo…ah
porto con me anche il libro di
turno: ‘’Memoria del vuoto’’ di M. Fois, mi aiuterà a condividere il tempo.
Borsa e occhiali , vado.
La panchina che ho in mente, quella sotto
l’albero,è sempre li , naturalmente e inesorabilmente libera. Mi ci accomodo
senza badare troppo alle norme della buona decenza, e, trovata la
posizione aurea ,passo a una dimensione
più ascetica.
Gorgheggia intanto la fontana coi suoi
guizzi regolari che brillano come frammenti di specchietti filtrati dal gioco
dei raggi del sole. La calura si è quasi materializzata e balla leggera a
mezz’aria creando fantastiche illusioni ottiche come i miraggi nel deserto
frutto della rifrazione atmosferica. Osservo con pigrizia questo niente
silenzioso, e provo immaginare che cosa di insolito può mai accadere sotto
questo cielo di nuvole immobile che sembra un immensa cartolina
tridimensionale appiccicata sul soffitto
del mondo. Eppure di questa piazza così modesta e di altrettanto modesta
fontana, dicono sia un luogo speciale, teatro di avvenimenti straordinari nel
passato. Da questo, pare ebbe origine il nome: ‘Piazza della Misericordia’. Raramente
però la gente del posto ne parla come se si trattasse di un religioso silenzio.
Al momento per me è una piacevole alternativa alle pareti di casa,ed è anche
piacevole il suono silenzioso della fontana.
Resto ancora un po’ a guardare,non so che
cosa,ma è come concedersi una pausa di assestamento prima di lasciarmi sedurre
dalla lettura e volare altrove. Ma sento, non lontano, un leggero fruscio come
di foglie secche spostate da qualcosa che si muove dietro un cespuglio. Sto
all’erta e vigilo. Ecco svelato il mistero: dal cespuglio sbuca un gattone
grigio e panna,sotto il pelo lungo si vede che è magro. Ha l’aspetto
insonnolito e si muove barcollando, sembra appena uscito dall’osteria del
vicolo . Si guarda intorno circospetto, si capisce che è assettato perché punta
la fontana. E’ indeciso, sono io l’ostacolo,
la mia presenza lo frena. Ho afferrato il messaggio e mi sposto. Siccome vedo
che non è abbastanza per soddisfare la sua diffidenza di randagio, mi sposto
ancora non senza prima sussurrargli con
dolcezza che, se preferisce me ne torno
su a casa!
Ha capito l’ironia ed ora è alla fontana
e beve con avidità, sembra che voglia prosciugarla. Dalla dovuta distanza,
osservo tutta la scenetta che trovo bellissima,e mi congratulo un po’ per la
mia collaborazione, come una crocerossina che ha aiutato qualcuno in
difficoltà. Ora il micio è appagato e se ne torna al suo alloggio. Anch’io mi
riguadagno la panchina con le mie suppellettili e, per solidarietà,mi disseto
con la bottiglia d’acqua che ho in borsa.
Dopo questo singolare e delizioso
episodio,decido di riprendere la lettura di ‘’Memoria del vuoto’’ raccontato da
Marcello Fois con la sua avvincente maestria di scrittore e poeta. Dentro
questa lettura mi ci ritrovo perché tutto avviene in luoghi a me familiari e ne
riconosco la contemporaneità e la psicologia del pensiero.
….Samuele. Quel nome spezza il silenzio,
e spezza il petto in due. Come se il cuore fosse una pagnotta da condividere…..
Queste
parole e queste immagini, anche a me ,spezzano il cuore. Questa non è una
storia qualunque come l’ ‘anzone’ piovuto dal cielo e che si schianta nel
cortile di Samuele. Nessuno sa spiegarsi l’avvenimento, quando arriva Totore
Cambosu, lui è cacciatore e conosce le cose segrete della natura . Dice di
stare calmi. La questione qua è di
rapaci: un aquila reale ha afferrato l’agnello che poi ha mollato in volo per via del peso eccessivo e il
dimenarsi disperato dello stesso…
Ma qui ,nella piazza della Misericordia,
non è questione di agnelli né di rapaci. Qui
dopo un sibilo che sfonda i timpani è arrivato un boato che ha squarciato
l’aria e insieme il silenzio in mille pezzi e, non era un uccello, però le ali
le aveva, ma erano di metallo. Io non l’ho capito subito, sono stati i vigili
del fuoco a spiegarmi tutto in ospedale… Uno dei pompieri mi ha trovata
rannicchiata dietro la panchina spaventata ma non ferita. Non ricordo come ci
son finita, ma è probabile che l’istinto di sopravvivenza abbia operato per me.
E’ certo che ha funzionato, se sono qui a raccontarvelo. Il libro
di Marcello lo tenevo ancora stretto in mano anche mentre ‘dormivo’
clandestinamente nel mio rifugio antiatomico, priva di coscienza. La testata
della panchina mi ha protetto dalle schegge metalliche come uno scudo che
ricaccia indietro i proiettili. Misericordia! L’ho scampata bella! Il
barelliere che mi ha portato via dal
pseudo campo di atterraggio non è riuscito a togliermi di mano il libro, cosa
che lo ha incuriosito sino a chiedermene
la ragione in seguito. Ma non ho trovato ragione alcuna. Giusto per non lasciarvi all'oscuro della
dinamica dei fatti e dei motivi per cui la piazza sia stata scambiata per un
area di atterraggio…E’ successo, mi spiega il pompiere, che due ragazzi di
belle speranze ma di poco cervello,novelli iscritti alla scuola di aviazione si
siano introdotti, non visti, nell'hangar appena fuori città e approfittando della mancata sorveglianza si
sono appropriati di un veicolo per provare l’ebbrezza del primo volo. Il
piccolo aereo, mal guidato, dopo essersi alzato in volo per qualche tempo ,ha
poi perso quota e il risultato è quello che
conosciamo.
E i due passeggeri? Gli chiedo:
Miracolosamente illesi e sospesi fra i rami degli alberi della Piazza della
Misericordia. I due ragazzi devono aver visto la morte in faccia quindi si sono decisi per il lancio acrobatico quando
l’aereo era ancora in aria, poi il veicolo si è schiantato sulla mia pacifica
piazza. Certo, l’atterraggio non era stato studiato a tavolino,e neanche la
salvezza degli incauti trasvolatori. Chissà
, forse lo zampino della Misericordia ha interferito sul destino dei due…chissà.
Per vedermi un po’ sorridere, il pompiere mi ha raccontato che nei pressi del
disastro hanno trovato un gatto, mezzo
morto, ma vivo e un suo collega se lo è portato a casa, lo ha adottato. Beh, è
riuscito in pieno a farmi sorridere!’ Eureka’!
Mi è sfuggito. A volte, le espressioni verbali d’impeto, sono un
condensato di emotività,una sintesi velocissima del pensiero, o meglio il suono
delle corde del cuore, senza scomodare il cervello e le elaborazioni
ragionate.
E’ la magia di un istante di felicità che
funziona meglio dell’aspirina. E se questo momento di felicità ha un suo costo,
ben venga un giorno ‘rovente’.
Il grande uccello di metallo non ha
prodotto orfani e un gattone assettato grigio e panna ha trovato una
famiglia. Chiedo al pompiere la cortesia di farsi voce per me col medico che io sto benissimo e desidero solo
tornare a casa. Tra le righe, ho
lasciato Samuele Stocchino appeso a un dirupo roccioso e Mariangela,anche lei
dispersa e non più cercata, lo tiene in vita strappandolo alla roccia fragile.
Una tragedia sfiorata ha dato in essere
a un incontro che sarebbe durato, nel
bene e nel male,per il resto della loro vita. Una squadra di pompieri
sta già ripulendo la piazza della Misericordia, notizia fresca fresca, dal mio
pompiere tutore e salvatore . Arriva anche il medico che mi ha sotto
osservazione: Domattina sarò dimessa, tornerò alle cose che ho lasciato in
sospeso. E chi mai mi accompagnerà a via
Giovenale a due passi dalla Misericordia, e….oltre? (d’altronde anche mio nonno
era pompiere) Scusate se faccio
confusione tra la piazza della Misericordia e la piazza dei Miracoli, per
favore, concedetemi qualche sovrapposizione momentanea!
Gabri