domenica 16 giugno 2013

L’avventura dell’inconscio.     
I primi tempi vagabondavo sugli orli delle spiagge lasciando scorrere i  pensieri
lentamente, e pronunciando parole appena frante dalla maretta sotto i piedi, come note di
uno spartito di suoni e di ritmi naturali. Sopra la testa un cielo sterminato e intorno una
sensazione di solitudine soffusa di luce. I pensieri hanno ali impazienti che cercano varchi
attraverso una palpebra ancora cieca,ancora incredula,restia  a schiudersi a perimetri insoliti.
Così tornano a riecheggiare le vicende di un passato,provando a rivederle da un altro punto
di vista,magari da sotto a sopra,ma con un po’ di fatalismo e rassegnazione.
Certo, a ripensarci, era stato atroce lasciarsi inghiottire da quell’onda così improvvisa e
travolgente , e senza dare un taglio netto,poi, senza recidere il cordone ombelicale,quindi
restando fatalmente sospesa: né di qua né di la .Una sorta di Euridice incompiuta.
Danzano immagini di un ‘trascorso’che trasmette nostalgie suadenti e funeree insieme:
di là i frutti non ancora maturati, di qua, invece si vendemmia uno sconfinato silenzio
inebriante e sconosciuto. Ci sono vele bianche trattenute da un qualcosa che ti brucia il
cuore: qualcosa che vuole un’altra cosa che non vuole...
I ricordi, come sabbia dentro una clessidra,scivolano lentamente,indugiando sui granelli
più spessi,si da guadagnare il breve spazio di una riflessione, troppo breve ahimè,per
soppesare, per capire e individuare il vantaggio tra il restare e il ritornare, ammesso che
potesse dipendere da una volontà umana l’una o l’altra cosa.    
Per ora il ‘mondo’ è qui,per un incauto salto a cavallo di un onda anomala. Che fare?
Questa nuova improbabile dimora mi accoglie totalmente,senza chiedermi cauzione né
spese di soggiorno o documenti,e nessuno c’è  a cui domandare ragguagli o spiegazioni.
C’è solo un immensità di spazio e tempo da fruire in libertà se di libertà si tratta. Forse
no perché l’umanità che conservo mi limita mio malgrado. Allora che cosa è? E’ forse un
viaggio temporaneo che presuppone un ritorno o sarà eterno?
La sensazione è che da qui, da questo giorno senza fine, mi prende un conato impreciso,
un’ ansia: quella di non trovarmi in nessun luogo. Vagabondavo, dicevo, in un limbo di
pensieri, ma uno, più degli altri si cristallizza con più intensità nella mia regione grigia,
perfora più degli altri, insiste e sfonda una parete invisibile, bussa ed emerge tra mille
altri più taciti, meno inquieti. Lo riconosco, lo ravviso, è lui il grumo di sempre.
anche allora era il più presente e irriducibile,per cui il rammarico della mia nuova dimensione
si addolcisce un tantino. Però,come sarebbe stato tutto più facile abitare nel mondo giusto
senza questa incombenza! Allora si,sarebbe valsa la pena di esistere nel modo consueto,
banale, ma consueto. Smania, tutto il mio essere, si rivolta, ma nessuno percepisce nessuno
ravvisa le ansie in un corpo inerte. Quelli che stanno fuori non hanno occhi per guardarmi
né orecchie per sentirmi, si danno il cambio si litigano il tempo per me, non intendono
lasciarmi da sola come se non fossi sola anche con loro intorno. Sento i loro commenti e
il fastidio che gli arreco. Non so se ridere o piangere dentro questi inutili panni umani .
Loro compito è soltanto un corpo in custodia,confine della mia assenza. Qui tutto è confuso,
qui non esiste il mondo con le sue realtà e il cielo ha ordini diversi, altre ombre altre luci.
Ci dicemmo tutto, quando era ancora possibile farlo, cioè niente. Non c’è stato niente di
‘non detto di cui rammaricarsi ora.
Il mestiere di vivere ha poi ripreso il suo corso in tutta la sua imperfezione. E’ stato solo  un
sogno.                                                              
                                                                                 Gabri

sabato 1 giugno 2013

NON SI FERMA IL VENTO CON LE MANI


Non si ferma il vento con le mani. nello specifico, il pensiero.

Ero partita col chiedermi che cosa sia il ‘pensiero’ma esso stesso ha preso il volo in altre direzioni quantunque le ali dell’argomento,in fondo in fondo,
 siano della medesima consistenza.
Che cosa è il pensiero? E’ la parte immateriale del corpo, la coscienza di esistere?
Da bambini, il ‘pensiero’ era quella nuvoletta che usciva dalla testa del personaggio dei fumetti: mumble…mumble.
Da adulti le cose si complicano,la semplicità resta un ricordo fanciullesco e
remoto. I neuroni del cervello esercitano la loro attività di elaborazione di
quanto accade intorno a noi e in noi stessi. Ma prescindendo dallo studio dei processi complicatissimi degli scienziati, che si adoperano di dare una tesi meccanicistica al quesito e varie alchimie a forma di parole; a noi poveri ignoranti e ingenui, la domanda resta: che cosa è il pensiero?
Io lo immagino una forma di luce o di energia come quella che passa attraverso i fili elettrici che anima, all'atto della nascita, una ‘tabula rasa’ illuminandola della potenza di ESSERE. Allora  l’essere e il pensare sono la medesima cosa?
Non esiste dunque essere senza pensiero né pensiero senza essere. Noi siamo noi stessi e quello che pensiamo. E’ come una pagina intonsa investita da una
ventata emozionale, che al momento della luce ci fa essere ciò che siamo,pari a
un incantesimo,perciò inspiegabile, che opera in automatico e ti marca come un orologio virtuale che scandisce e determina il tuo modo di essere.
Se ci vado a naso,la cosa mi fa pensare al profumo, per esempio al profumo di un fiore, all'aroma di un cespuglio di mirto,che è la parte aerea, invisibile,che
pure ne identifica l’appartenenza e la varietà. Ma è solo un pensiero personale.
Interrompo per un po’ il fluire della penna di questi pensieri scritti sul foglio, e
mi allontano un momento per farmi una doccia. Mentre sono sotto lo scroscio
d’acqua che fluisce tiepida e piacevole sulla mia pelle, mi domando se sia il pensiero che mi scorre sul corpo,e se anche tale piacevolezza sia un pensiero
o un fatto reale,o entrambe le cose, o solo l’idea di tutto ciò. Non distinguo bene l’una cosa dall'altra e copro tutto con l’accappatoio per quanto mi chieda
se esso sia vero o solo pensato. Avvolta nel mio ipotetico accappatoio esco dal bagno, guardo fuori dalla portafinestra: ci sono due gatti sopra il tavolo da giardino che seminano erotici pensieri mentre si leccano amorevolmente e
vicendevolmente, pare che si piacciano o almeno lo pensano.
Potrebbe essere questo ‘pensiero’, un senso aggiunto, legato all'individuo ma inafferrabile e inscindibile,e per quanto umano,pure trascendentale, un po’come l’ombra della materia stessa che va via per sempre quando si muore.
E’ allora che il nostro vissuto pensiero può diventare patrimonio di tutti,quando si rispecchia in esso una sua unicità che ha valore di conoscenza universale.
E’ allora che non si disperde, ma prende il carattere di insegnamento e di consapevolezza globale. Per chi non è rimasto convinto può sempre tornare alla nuvoletta di cui ho parlato in anteprima.

P.S.
A beneficio dei miei amici: Scusate se  nelle mie frequenti elucubrazioni, ci sono sempre gatti e gatti, ma dopo il passaparola che qui ‘si mangia’ loro sono diventati frequentatori assidui del mio giardino,ed io che sono incuriosita dei loro comportamenti li osservo spesso,seppure i loro problemi siano più di

stomaco che di pensiero... Ma chi lo sa, quando sono immobili e fissici, seduti come su un vassoio, hanno un qualche aria di pensatori.

                                                       Gabri